BIBLIOTECA DA CANTIERE
Data:
21 Novembre 2023
21/11/2023
Ciao a tutte e a tutti, eccoci qui al nostro terzo appuntamento del blog “Biblioteca da cantiere” straordinariamente pubblicato di Martedì. A scrivere sono di nuovo io, Marica. Vi avverto: sono stanca. E quando sono stanca, parlo tanto. E quindi scriverò tanto. Stanca fisicamente ed emotivamente. Ma facciamo un po’ di ordine ed inizio con il portarvi i saluti delle reti Bill (Biblioteca della Legalità) che hanno partecipato alla formazione nazionale che si è tenuta a Fano il 18 e 19 Novembre. Ebbene sì, io e Pina siamo rientrate ieri sera da Fano, siamo rientrate Domenica da un week-end formativo che ci ha fatto pensare, riflettere ed anche arrabbiare.
Però vorrei fare un passo indietro, vorrei condividere con voi una serie di episodi ed eventi passati che si agganciano bene al nostro lavoro e a ciò che abbiamo vissuto a Fano. Sembrerà che io stia condividendo un po’ di cavoli miei, ma non è proprio così. Noterete di riga in riga, come il tutto si agganci ad un contesto inquietante che richiama emergenza ed urgenza.
Un paio di settimane fa al cinema ho guardato “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi. Esco dalla sala in lacrime. Diffidate da chi dite che è la solita retorica, perché retorico sarà forse il mio articolo, lo ammetto, ma non quel film. Tanti temi, tutti trattati con delicatezza e accuratezza. Non è un film solo per donne, ma anche e soprattutto per gli uomini. Dobbiamo guardarlo perché lo dobbiamo alle donne che ci sono state prima di noi, a noi che lottiamo nella società maschilista di oggi e alle nostre figlie di domani. Nei giorni successivi alla visione ne parlo con tutti, lo consiglio a tutte a tutti: alle mie amiche, alle mie colleghe, a persone sui social. Bello. E mi ha caricata per la formazione che avrei dovuto fare da lì a poco, la formazione che si è tenuta a Fano proprio questo fine settimana. Mi ha caricata perché da svariato tempo sapevamo già il tema: “Plurali irregolari: Il femminile dentro e fuori le pagine dei libri per ragazze e i ragazzi”. Insomma, a pennello. Ero convinta che questi incontri avrebbero solo dato aggiunte positive a tutti i pensieri che vagavano nella mente grazie al film. Dunque piena di aspettative, parto con Pina da Bari per raggiungere Fano. Approfitto delle tante ore per riprendere un libro bellissimo che ho deciso di leggere lentamente: “Amatissimi” di Cara Wall. Una delle protagoniste ad un tratto riflette sulla relazione sua e di suo marito e dice “No, pensò Lily, io e Charles siamo una coppia. Avevano trovato ciascuno la propria collocazione: lavoravano tutti e due, leggevano tutti e due, scrivevano e pensavano in profondità. Tutti e due tenevano conferenze; nessuno dei due dipendeva dall’altro per ricevere sostegno o compagnia. Il principio e la fine; una coppia alla pari.” Mi soffermo su questa frase e penso che sarebbe bello se tutti fossimo in grado di dire di essere parte di una coppia alla pari. Penso che non tutte le donne siano così fortunate, penso che molte siano portate a pensare ancora che in una coppia l’uomo è più forte della donna. Forse ero ancora influenzata dal film, forse sabato mattina presto (quando ho letto quel passo) nascondevo imbarazzata (tutti sapevamo purtroppo) un briciolo di speranza per Giulia Cecchettin. Non potendo sottolineare il libro perché è della biblioteca, fotografo quel passo, in quel momento vorrei condividerlo con le mie amiche, scriverlo sui muri e tatuarmelo pure.
Sollevando la testa dal libro, la mia attenzione ricade su una conversazione che si fa spazio nel vagone. Si sa, i viaggi in treno sono condivisioni di esperienze. Ad alta voce, non distanti da me e Pina, una giovanissima coppia si racconta alle loro vicine di posto incontrate durante il viaggio. Io e Pina iniziamo a captare dei messaggi strani, iniziamo a cogliere dei campanelli d’allarme in questa relazione: ci sono dei divieti da parte di entrambi, lei che vuole andare via dalla sua città e lui che con i suoi discorsi la trattiene. Un bruciore allo stomaco, vorrei prendere il libro e sbattere in faccia ad entrambi quella frase, come se potesse cambiare qualcosa. Però vengo distratta dalla notizia del ritrovamento del corpo di Giulia. È un omicidio, l’ennesimo femminicidio in pochi mesi. Una doccia fredda. È successo di nuovo. Penso a me e alla sua età. Penso alla sua famiglia, penso alla mia famiglia. Penso alla coppia di prima. Penso che adesso siano su un treno per raggiungere un posto dove si parlerà proprio di questo. Il sistema è fallato, abbiamo un problema, la nostra società ha fallito. Io, in qualità di donna, cosa posso fare? Io, Pina, Rita e Delia che lavoriamo nel settore culturale, cosa possiamo fare? Non è la cultura che apre le menti e rende liberi? La cultura vera, no quella dello stupro che mi fa ribrezzo solo a pronunciarla ad alta voce. Due termini così non dovrebbero accompagnarsi. In quel momento mi sembrava che fossi inutile, come se tutta la mia vita non sia valsa niente, come se non fossi stata in grado di aiutare altre donne, anche quelle che non conosco.
Quel viaggio lunghissimo, dopo quella brutta notizia finisce. Io e Pina arriviamo nella carinissima Fano e iniziamo subito il corso. Primo incontro: “DONNE E DIRITTI” tenuto dalla Dott.ssa Melotti Elisabetta, magistrata procuratrice di Rimini. La Dott.ssa Melotti con una chiarezza ineccepibile ci ha spiegato l’evoluzione della giurisprudenza in merito. Ci parla della Convenzione di Istanbul del 2011 che definisce il genere e la violenza di genere. Violenza intesa come fisica, sessuale, psicologica ed economica. E di come sono nati i principi di ingiustificabilità di questi reati per motivi culturali e di onore. Ed in seguito, finalmente, dopo anni, la definizione di reato per sfregio e della diffusione di video sessuali senza il consenso. Tante cose che mi hanno fatto pensare sì, ok, abbiamo tutto, ma perché non siamo tutelate? Perché accade? È davvero SOLO un problema di giurisprudenza?
Lo sconforto totale arriva dopo, quando la Dottoressa ci ha detto che ci sono tantissime, troppe querele, in questo settore, da parte di giovani. È allarmante, preoccupante, Giulia è solo uno dei tanti esempi. Vuol dire che alla radice, alla base del nostro mondo, sulle fondamenta delle nostre case, delle nostre scuole, delle panchine dei parchi e delle piazze sta nascendo e attecchendo la violenza sulle donne. Sta nascendo nei piccoli, dal basso, per poi raggiungere i muri della società futura. Le fondamenta sono il concime, i muri il sostegno. Abbiamo fondamenta violente e i muri saranno così. È un contesto marcio e malato e se coinvolge i più giovani, a me, lascia l’impressione di essere quasi ad un contesto embrionale.
La formazione è proseguita e tanti interrogativi continuavano a riempire le nostre menti. Oltre alla Dott.ssa Melotti, ringraziamo anche gli altri relatori per la generosità nel condividere i propri lavori e soprattutto riflessioni. Grazie a Chiara Di Benedetto per aver parlato in maniera molto chiara del ruolo della comunicazione nel settore culturale, grazie a Pia Valentinis e Giancarlo Ascari per aver condiviso i loro lavori, grazie a Cristina Portulano per aver raccontato la sua storia e i suoi lavori femministi che dovrebbero essere presenti in ogni scaffale delle librerie di casa e grazia a Paola Icardi per aver l’illuminante intervento sulla distorsione che arriva in Occidente circa la cultura e la storia in Medio Oriente. Al termine di questi incontri, inoltre, abbiamo preso nota di tanti diversi consigli di lettura utili alla sensibilizzazione del tema dell’universo femminile in tutte le sue sfaccettature. Le acquisteremo il prima possibile.
Tanti spunti di riflessione, tante lampadine, è come se nel cervello mio e di Pina si fossero presentate delle lavagne con brain storming da realizzare. Tante parole nella testa insieme a molta rabbia e delusione. Dall’inizio dell’anno si è già perso il conto dei femminicidi in Italia, i dati sono ovunque in questi giorni e sinceramente sono preoccupanti. Tutti devono fare la propria parte, capire che è il momento di dire ai più piccoli che non è così. E noi, come operatrici culturali, sentiamo il dovere di fare la nostra parte. Noi, come operatrici culturali, incontriamo i ragazzi, le scuole, i professori, i professionisti. È la conoscenza che rende consapevoli e quindi noi mettiamo a disposizione questo strumento. Abbiamo deciso di pensare ad una progettazione mirata e specifica, ma da soli non possiamo farlo, non abbiamo tutte le competenze necessarie. Ci rivolgiamo ai docenti e ai professionisti che ci leggono e che ci conoscono, ai nostri partners BILL: mettiamoci insieme e pensiamoci. Pina, Rita, Delia ed io siamo a completa disposizione. Questa paura vorremmo trasformarla in energia positiva, vorremo incontrare i bambini che hanno radicato il tarlo del patriarcato nel cervello e vorremmo fargli comprendere che non è così. Vorremo sensibilizzare alla cultura della parità. Non bastano i consigli di lettura, la letteratura va letta e poi discussa e dibattuta insieme.
Che poi, un anno fa, Pina era di nuovo a Fano per la stessa formazione. La sera, in un ristorante, è stata servita da una cameriera che portava il nome di Anastasia. La donna, il giorno dopo, è stata uccisa dall’ex. I ragazzi sul treno, Giulia, Anastasia a Fano un anno prima di questo, la formazione specifica programmata qualche mese fa, non sono tutti indizi di quanto questo sia all’ordine del giorno? Non è che sia diventata già la nostra quotidianità? Non è inquietante? C’è l’urgenza di intervenire.
Consigli di lettura coerenti con l’argomento di oggi. Questi testi sono sui nostri scaffali, ma acquisteremo nuovi titoli.
Prima fascia di età: “Nina e i diritti delle donne” di Cecilia D’Elia. Il lungo percorso delle battaglie per l’acquisizione dei diritti delle donne attraverso la storia di tre generazioni al femminile. Attraverso la storia di tre generazioni al femminile, Nina racconta il lungo percorso delle battaglie per l’acquisizione dei diritti delle donne. “Ti sentirai dire che essere giovani all’inizio del terzo millennio è molto duro. Che troverai lavoro con difficoltà in un mondo in cui la sicurezza economica traballa. C’è del vero naturalmente, ma non è una legge di natura. Dipende da ciascuno di noi scegliere chi ci governa, orientare lo sviluppo e la tutela dei beni comuni, distribuire la ricchezza in modo da evitare le ingiustizie. E dipende dalle ragazze e dalle donne battersi per la propria libertà e per una civiltà che le rispetti. Tocca farlo con gli occhi aperti e la mente sveglia.”
Prima fascia di età: “La dichiarazione dei diritti delle femmine” di Élisabeth Brami. Le femmine, come i maschi, hanno il diritto di essere stropicciate, spettinate, scatenate, di scegliere la professione che preferiscono e di arrampicarsi sugli alberi…
Prima fascia di età: “Antigone” di Sofocle – Adattamento di Gita Wolf e Sirish Rao. Ci sono leggi superiori a quelle degli uomini. L’Antigone di Sofocle è la storia dell’eterna lotta tra le leggi della società e le leggi dell’individuo, tra le ragioni del cuore e quelle della mente. Ma è soprattutto la storia di una donna forte e coraggiosa che afferma il suo amore anche a costo della propria vita. La tragedia di Sofocle è qui riletta e adattata a un pubblico giovane, e conserva la forza e la potenza delle immagini della tragedia greca del V secolo, ponendosi come un dramma attuale, moderno, conservando la poesia e il fascino di una cultura lontana.
Seconda fascia di età: “NOI, ragazze senza paura” di Daniela Palumbo. Margherita Hack, Denise Garofalo, Franca Rame, Franca Viola, le maestre marchigiane, Ilaria Alpi, Alda Merini, Teresa Mattei… scienziate, giornaliste, maestre, rivoluzionarie: donne italiane molto diverse tra loro, ma tutte indipendenti, fuori dagli schemi, coraggiose. Note, meno note o sconosciute, le ragazze che hanno ispirato le otto storie di questo libro un giorno hanno guardato in faccia le loro paure e hanno detto “no”. A volte pagando un prezzo altissimo, a volte semplicemente scegliendo di vivere la propria vita così come desideravano. Il loro gesto ha rotto con il passato, abbattuto muri, scardinato pregiudizi e, soprattutto, tracciato la strada per il più grande sogno di ogni ragazza a venire: la libertà.
Fumetti: “Bastava chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano” di Emma Clit. Conosci la scena: sei tornata dal lavoro, hai fatto la spesa, stai preparando la cena e nel frattempo pensi a quando pagare l’affitto / chiamare l’idraulico / prendere la pillola / finire quella mail di lavoro / controllare che i tuoi figli abbiano fatto i compiti / caricare la lavatrice. Tutto questo mentre il tuo compagno ti chiede se per caso sai dove sono finite le sue scarpe. Hai mai pensato a quante volte il tuo partner ti ha risposto «bastava chiedere», come se tu fossi l’addetta all’organizzazione della casa? Hai mai riflettuto sul delicato equilibrio che cerchi di mantenere rispondendo a un commento inopportuno per evitare di essere definita “isterica”? Ti è mai venuto in mente che non va bene sentirti costantemente responsabile del benessere emotivo o sessuale del tuo partner? Hai mai riflettuto su quanto sia ingiusto che il tuo congedo di maternità sia chiamato da qualche collega “una vacanza”? Se non ci hai mai pensato, scoprirai queste porzioni della tua stessa vita nelle pagine di Emma. E se ancora non sei femminista, scoprirai di esserlo. Introduzione di Michela Murgia.
Fumetti: “Persepolis” di Marjane Satrapi. È il 2000 e in Francia sta per scoppiare il caso editoriale del decennio: il fumetto di una giovane autrice iraniana invade le librerie e, con un clamoroso effetto domino, conquista in breve tempo il mercato mondiale. Persepolis è il racconto irriverente e appassionante della vita a Teheran di Marjane, dall’infanzia fino all’età adulta. Lo sfondo è la Storia di un Paese in rivolta, lacerato da conflitti e contraddizioni: le stesse che tormentano Marjane, innamorata e stanca dell’Iran, attratta dall’Europa ma incapace di tagliare i ponti con la sua terra d’origine. Un intenso rapporto di odio-amore che, ancora oggi, commuove e diverte lettrici e lettori di tutte le età in ogni angolo del pianeta.
Narrativa per adulti: “Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più” di Michela Murgia. Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva. Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio. È una morte civile, ma non per questo fa meno male. È con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse. Per ogni dislivello di diritti che le donne subiscono a causa del maschilismo esiste un impianto verbale che lo sostiene e lo giustifica. Accade ogni volta che rifiutano di chiamarvi avvocata, sindaca o architetta perché altrimenti «dovremmo dire anche farmacisto». Succede quando fate un bel lavoro, ma vi chiedono prima se siete mamma. Quando siete le uniche di cui non si pronuncia mai il cognome, se non con un articolo determinativo davanti. Quando si mettono a spiegarvi qualcosa che sapete già perfettamente, quando vi dicono di calmarvi, di farvi una risata, di smetterla di spaventare gli uomini con le vostre opinioni, di sorridere piuttosto, e soprattutto di star zitta. Questo libro è uno strumento che evidenzia il legame mortificante che esiste tra le ingiustizie che viviamo e le parole che sentiamo. Ha un’ambizione: che tra dieci anni una ragazza o un ragazzo, trovandolo su una bancarella, possa pensare sorridendo che per fortuna queste frasi non le dice più nessuno.
Narrativa per adulti: “Il mostruoso femminile. Il patriarcato e la paura delle donne” di Jude Ellison Sady Doyle. Se un mostro è un corpo spaventoso perché fuori controllo, una donna mostruosa è una donna libera dal controllo dell’uomo. “Il mostruoso femminile” è un saggio sulla natura selvaggia della femminilità, che viaggia tra mito e letteratura, cronaca nera e cinema horror, mostrando la primordiale paura che il patriarcato nutre da sempre nei confronti delle donne. Da “L’esorcista” alla dea babilonese Tiamat, dalla biblica Lilith a “Giovani streghe”, attraversano leggende e vite dimenticate, Jude Ellison S. Doyle compie un viaggio alla scoperta dell’oscura potenza delle donne, rivendicando l’orrore come forza creatrice, capace di rompere le catene millenarie dell’oppressione patriarcale.
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Marica
Ultimo aggiornamento
21 Novembre 2023, 09:30